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San Martino

Dall’inizio di Novembre le giornate si accorciano, le foglie iniziano a cadere e sia la natura che le persone man mano perdono la solarità della stagione estiva.

l’11 Novembre si celebra San Martino.

San Martino è tradizionalmente la festa della luce interiore perché la ricorrenza cade in quel periodo dell’anno in cui si cerca una luce nuova, una luce che nasca da dentro.

La luce nuova interiore viene rappresentata dalla costruzione di una lanterna e da una processione serale nella natura ognuno con la propria lanterna.

Tradizionalmente questa ricorrenza unisce la liturgia cristiana alla tradizione contadina legata all’apertura delle botti di vino novello e ai piaceri della buona tavola.

Ma chi era San Martino?

C’era una volta un giovane soldato che camminava in una fredda giornata di novembre. Il suo nome era Martino ed era un cavaliere della guardia imperiale, con il compito di sorvegliare l’accampamento per evitare gli agguati dei nemici.
Durante la ronda Martino incontrò un mendicante, vestito di pochi stracci, che tremava per il freddo. Il soldato decise di aiutare il pover’uomo: sfoderò la spada e tagliò in due il suo mantello. Donò metà mantello al mendicante, perché potesse coprirsi e riscaldarsi. Martino proseguì la ronda vestito a metà, infreddolito ma felice di aver aiutato un bisognoso.
Quella notte, Gesù apparve in sogno a Martino, vestito col pezzo di mantello che aveva donato al mendicante. Gesù disse agli angeli: «Ecco Martino! Questo soldato non è battezzato, ma mi ha vestito».
Il giorno dopo Martino si svegliò col suo mantello intero. Questo episodio cambiò la sua vita: il giovane si fece battezzare e diventò cristiano. Dopo qualche anno lasciò l’esercito e fu nominato vescovo.

Per questo l’11 Novembre si festeggia San Martino e il suo buon cuore.

Di questo evento ci parla questa di L. Cerutti.

San Martino

Per la campagna triste e lontana
gelida soffia la tramontana.
Martino scende dal suo destriero:
c’è un poverello lungo il sentiero…
Non ha vestito, non ha casa,
a ripararsi come farà?
Il cavaliere taglia il mantello,
metà lo dona al poverello.
Oh, meraviglia: si rompe il velo
di cupe nubi che son nel cielo…
E si diffonde dolce un tepore,
qua e là tra l’erba rispunta un fiore.
Dal ciel discende, premio divino,
sempre l’estate di San Martino!

Quando gli Gnomi erano piccoli, all’inizio di Novembre cominciavano a recitare una bellissima poesia che rievoca ancora oggi in loro dolci ricordi. La poesia è di Giosuè Carducci ed è intitolata: San Martino.

San Martino

La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesill
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

Anche nella tradizione degli Gnomi si festeggiano questa ricorrenza. Gli Gnomi sono molto legati alle tradizioni e per ognuna di esse hanno una loro filastrocca.

Filastrocca: La Festa di San Martino

La Festa di San Martino

La Festa di San Martino
rinnova la capacità
di accende nel cuore un lumino
di amore per l’umanità.
Ma è anche la festa del vino
perché son da aprire le botti
e lo Gnomo contadino è chino,
fiero sui suoi prodotti.
L’undici novembre di sera
gli Gnomi vanno in processione
con una lanterna leggera, 
colmi di gratitudine ed emozione.

GIOCO DEGLI GNOMI (tipo gioco dell’oca)

Può succedere che si debba stare in casa più di quanto si vorrebbe, di questi tempi, e se non sai più cosa inventarti per intrattenere i tuoi bambini, arrivano in soccorso gli Gnomi.


Gli Gnomi hanno preparato un gioco dell’oca un pò particolare, tutto da costruire, compreso il dado per aumentare il coinvolgimento e il divertimento.

Se non hai un dado, oppure vuoi divertirti di più, poi costruirlo scaricandolo qui:


Se il gioco ti è piaciuto continua a seguirci, ne arriveranno altri.

Per continuare a giocare con gli Gnomi qui trovi i labirinti da scaricare https://www.giocabosco.it/8-labirinti

Se vuoi organizzare una bella caccia al tesoro durante una festa di compleanno, qui sotto la trovi già pronta da stampare.

Oppure qui trovi tante altre cacce al tesoro per passare il tempo in maniera divertente.

Caccia al tesoro di Santa Lucia

“Per vivere al meglio l’emozione dell’attesa, 

ho preparato una sorpresa.

Una caccia al tesoro

per i mie bambini che adoro!

Dieci indizi da trovare,

dieci prove da superare.

Serviranno anche: una matita,

le forbici e la colla preferita,

un’altra cosa è necessaria:

abbondante magia nell’aria.”

Santa Lucia

Giocabosco è in provincia di Brescia e in questa zona, la notte più attesa dai bambini, è la notte di Santa Lucia.

La sera del 12 Dicembre i bambini vanno a letto presto, la notte Santa Lucia passerà a lasciare giochi e dolci.

Ogni giorno i bambini chiedono: “Quanto manca a Santa Lucia?” Fanno il conto alla rovescia e i giorni passano lenti.

Per questo è nata l’idea di questa caccia al tesoro.

Per divertirsi insieme ai bambini nell’attesa della notte magica.

Caccia al tesoro di Santa Lucia

La caccia al tesoro è composta da dieci prove, ogni prova è diversa dall’altra, i testi sono in rima.

I bambini dovranno prima superare la prova e capire dove è nascosto l’indizio successivo e poi andare a cercare l’indizio.

Può essere fatta da un bambino da solo con l’aiuto di un adulto oppure da più bambini.

E’ necessaria la collaborazione di un adulto per nascondere gli indizi.

La caccia al tesoro è adatta a bambini dai 6 anni compiuti che sanno leggere.

La caccia al tesoro di Santa Lucia è composta da:

  • un PDF con le prove da stampare e nascondere.
  • PDF di istruzioni e suggerimenti per organizzare la caccia al tesoro al meglio.
  • il PDF con le soluzioni delle prove.

Durante la caccia i bambini dovranno assemblare alcune cose (semplici), servono quindi le forbici e la colla stik.

FILASTROCCA DI SANTA LUCIA

Sento suonare un campanello,

è Santa Lucia con il suo asinello?

Quanta agitazione in questi giorni

con la Santa nei dintorni.

I bambini hanno scritto la letterina

e preparato il piatto con la farina.

Hanno promesso che saranno buoni

e così si aspettano tanti doni.

A noi genitori una sola raccomandazione,

tramandare intatta la tradizione.

Con emozione far vivere l’attesa,

mantenendo la tensione accesa.

Più dei regali, quello che i bambini non scorderanno, 

sarà la magia dell’attesa lunga un anno.

L’origine della tradizione della Castagna Matta

A furia di cercare e leggere antichi testi degli Gnomi, lo Gnomo Gelsomino ha trovato l’origine della tradizione della Castagna Matta.

L’origine della tradizione della Castagna Matta

In un tempo che è troppo lontano da definire, Madre Natura fu interpellata per una questione piuttosto controversa.

Nel bosco della valle delle cascate, lo Gnomo Marón, custode di un castagno e lo Gnomo Fafiét, custode dell’ippocastano, litigavano per stabilire quale fosse l’albero che produceva i frutti più importanti.

Marón sosteneva fosse il castagno, altrimenti perché Madre Natura avrebbe dotato il suo frutto di un riccio tanto spinoso? “Solo le cose preziose vengono protette in involucri difficilmente accessibili”, diceva spesso.

Anche lo Gnomo Fafiét era dell’opinione che fosse il suo protetto, l’albero con i frutti più desiderati.

Madre Natura chiese ai due Gnomi di andare al suo cospetto con tre piatti cucinati con le castagne del loro albero.

La sfida

Il primo fu lo Gnomo Marón che portò in un cestino ricoperto di foglie di castagno, un piatto con della zuppa di castagne, un cartoccio di castagne arrostite e per finire un bicchiere con del delizioso budino di castagne.

Che bontà! Madre Natura assaggiò con gusto ogni piatto, ne chiese la ricetta e congedò lo Gnomo Marón promettendogli che entro un mese avrebbe avuto l’attesa risposta.

Una settimana dopo venne ricevuto lo Gnomo Fafiét che si presentò al cospetto di Madre Natura, con una vellutata di castagne matte, gnocchi di castagne matte e frittelle di castagne matte.

Per Madre Natura fu davvero difficile gustare questi piatti, sia prché il gusto era terribile, ma sopratutto perché le stava arrivando un fortissimo raffreddore.

Anche lo Gnomo Fafiét fu congedato con la promessa che avrebbe ricevuto presto una risposta.

Il verdetto

Il primo giorno del mese successivo, i due Gnomi furono invitati a presentarsi sulla montagna più alta della Valle delle Cascate.

Madre Natura era molto soddisfatta della conclusione alla quale era arrivata.

Parlò prima allo Gnomo Marón lodando la bontà dei piatti preparati con la castagna. Lo Gnomo era al settimo cielo, sicuro di aver vinto la sfida, ma Madre Natura lo invitò a frenare il suo entusiasmo.

Madre Natura racconto ai due Gnomi e a tutti i presenti, che il giorno dopo aver assaggiato le pietanze cucinate con la castagna matta, si era svegliata e il raffreddore era solo un lontano ricordo.

Disse quindi allo Gnomo Fafiét che le sue castagne matte erano terribili da mangiare, ma avevano un grande potere, tenere alla larga il raffreddore. Sconsigliava però di mangiarle, bastava custodirle in tasca per tutto l’inverno.

Gli Gnomi si allontanarono entrambi soddisfatti, la rivalità era sciolta.

Come da tradizione quella importante giornata non poteva che concludersi con una bella festa.

Da quel giorno le castagne furono sfruttate al meglio per le loro qualità in tutti i villaggi degli Gnomi e non solo.

Ecco svelato il mistero della castagna matta.

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La leggenda della castagna matta e il raffreddore

Una antica leggenda contadina degli Gnomi narra che, tenere in tasca una castagna matta, ti aiuta a prevenire il raffreddore.

La castagna matta è il frutto dell’ippocastano, non del castagno, ha una forma più tondeggiante rispetto alle castagne e non è commestibile.

Gli Gnomi nel raccolgono tantissime da regalare a tutti i loro amici umani perché le tengano in tasca.

Le Gnome sono molto gelose dei loro rimedi naturali a base di miele, limone, aceto, sale, acqua, erbe e anche delle loro leggende e non ci vogliono dire in che modo la castagna matta tiene alla larga il raffreddore.

Le tradizioni si tramandano di generazione in generazione e se ne perdono le origini e le motivazioni.

Per sicurezza anche noi abbiamo raccolto tante castagne matte da regalare ai nostri amici e in più le abbiamo utilizzate per fare tantissimi lavoretti che nei prossimi giorni troverai nelle storie di Instagram e Facebook.

Abbiamo ancora bisogno delle tradizioni?

Gli Gnomi pensano di si e sono felici di esserne i custodi.

Le tradizioni sono le nostre radici.

La filastrocca della castagna matta

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Gli Gnomi riciclano

Gli gnomi riciclano tutto ciò che gli uomini lasciano in giro.

È uno dei tanti modi che hanno gli gnomi per difendere la natura.

È anche un pò una filosofia di vita: fare di ogni cosa una risorsa e di ogni avvenimento un’esperienza di crescita.

Prediligono il legno per costruire tutto ciò che gli serve nella vita quotidiana, ma se trovano qualcosa per terra, si riuniscono e, sorseggiando una fresca linfa delle Fate, lasciano spazio alla fantasia e progettano oggetti meravigliosi.

Cosa fare con i tappi a corona?

Oggi li hanno utilizzati per realizzare tavolini e sedie da esterno. In passato li hanno impiegati come pavimentazione per il vialetto d’ingresso della casa del Consiglio degli Gnomi. Un’altra volta per costruire gli strumenti musicali per la banda.

Un giorno hanno trovato un servizio di tazzine abbandonate, alcune sbeccate, alcune perfette.

Cosa ne hanno fatto?

Ne hanno regalata una ad ogni gnoma del villaggio con all’interno una pianta, così ogni casetta ha delle fioriere pratiche ed originali.

Gli Gnomi riciclano e non creano rifiuti, vivono in maniera sostenibile e cercano di insegnarlo anche a noi.

Se vieni a trovarli a Giocabosco non portare piatti, bicchieri o bottiglie usa e getta.

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Il gioco dell’elastico

Oggi aprendo un cassetto ho trovato un pezzo di nastro elastico piatto, quello delle mutande, per capirci.

Mi sono ricordata che da bambina questo oggetto rappresentava la felicità! Interi pomeriggi estivi passati a giocare in cortile con gli amici a fare tornei. Le bambine erano le più forti perché ci giocavano moltissimo, ma anche i maschi, tra un tiro e l’altro del pallone, si divertivano con noi con questo gioco.

Si giocava minimo in tre, ma io continuavo anche da sola in casa. Bastavano due sedie e il gioco non finiva mai.

L’ho proposto al mio bambino di 8 anni, facendogli vedere le poche sequenze che ricordavo ed è stata subito sfida!

Poi ha continuato ad allenarsi da solo per diventare più forte.

In questi giorni far fare del movimento ai bambini è diventato difficile! Il gioco dell’elastico è servito a fargli ritrovare la voglia di saltare, allenandosi in previsione delle sfide che farà con la cugina.

I bambini hanno tantissime energie che difficilmente riescono a scaricare in questo periodo, questa potrebbe essere una delle soluzioni.

Il gioco dell’elastico si faceva negli anni 70/80, se sei troppo giovane e non sai di cosa sto parlando, cerca su YouTube.

Se vuoi organizzare per il tuo bambino una caccia al tesoro ti aiutano gli gnomi.

Puoi anche ascoltare la voce di Gnomo Gelsomino che racconta le storie della vita degli Gnomi.

Se cerchi idee per lavoretti le trovi sul Blog di Giocabosco.

Seguici su Instagram per vedere la Fata Madrina e Gnomo Gelsomino.

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Museo del topo dei denti

Museo del topo dei denti

Museo del topo dei denti Ratón Pérez

Se vivi a Madrid, non è così difficile credere al topolino dei denti!

Sembra incredibile, ma in questa città spagnola, c’è una targa commemorativa che ricorda Ratón Pérez, il piccolo roditore che custodisce i denti dei bambini.

La targa recita “Qui ha vissuto in una scatola di biscotti presso la pasticceria Prast, il Ratón Pérez“.

Ma non solo, c’è anche un MUSEO!

Un luogo organizzato per visite ogni 30 minuti. I bambini possono conoscere la storia della famiglia Pérez e possono vedere una replica della casa del topo.

Nel museo bambini e adulti osservano anche i denti di alcuni personaggi famosi.

La storia

La targa chiarisce l’origine di questa storia tratta dal racconto che padre Coloma ha scritto per il bambino re Alfonso XIII”.

La storia dell’animale magico nacque nel Palazzo Reale, alla fine del XIX secolo. Alfonso XIII, futuro monarca, già orfano di padre e molto viziato da sua madre, la reggente María Cristina, era un pò pauroso. Tanto che la caduta del suo primo dente divenne un grosso problema.

María Cristina, quindi, incaricò padre Luis Coloma, gesuita e romanziere, di scrivere una storia sull’evento. Il racconto doveva avere sfumature fantastiche e sminuire l’importanza che il bambino aveva dato all’evento.

Padre Luis Coloma scrisse una storia di poco più di una dozzina di pagine. Nella storia, Buby (soprannome con cui la madre si riferiva al piccolo monarca) dopo aver perso il suo primo dente da latte, lo mise sotto il cuscino, accanto a una lettera, per la visita del Topolino Perez. La storia, in seguito, racconta come il bambino e il topo raccolgono i denti dei bambini di Madrid di notte, per portarli a casa del roditore.

La targa commemorativa

Nel 2003 l’allora sindaco D. José Mª Alvarez del Manzano istituzionalizzò la residenza di questo personaggio (l’unico dedicato a un personaggio immaginario), ponendo in suo onore la Targa commemorativa sulla facciata dell’edificio n. 8 di Arenal Street a Madrid. All’interno di questo edificio storico, più precisamente al primo piano, si trova la Casita-Museo de Ratón Pérez.

Se vuoi visitare questo Museo il sito con tutte le informazioni è http://www.casamuseoratonperez.es/

Porta, scale, contenitore per denti.
Dalla penna di Padre Luis Coloma, una fiaba avventurosa nella Madrid di fine ‘800.


Il topolino e la fatina dei denti

Topolino dei dentini Giocabosco

Quando si ha un bambino, entra di diritto nelle tradizioni di famiglia il topolino o la fatina dei denti.

Quando io ero piccola, era un Santo che aveva il compito di prendere il dentino e lasciare un soldo.

Ora invece ci sono questi due personaggi che hanno il compito di portare avanti questa tradizione.

A mamma e papà spetta la scelta tra i due, ma a dire il vero c’è chi li ha adottati entrambi. Il topolino sarebbe un aiutante della fatina.

Conosci il rituale magico che precede e segue l’arrivo del topolino e la fatina dei denti?

Rituale magico:

  • Prima di tutto vengono premiati solo i denti sani e puliti. Quindi puoi approfittare di questo pretesto per aiutare i bambini a mantenere una buona igiene orale.
  • Il dentino caduto va messo sotto al cuscino del bambino.
  • La mattina, il dente è sparito e al suo posto il bambino trova un soldo.

Ci sono tantissimi libri che parlano di questo argomento e puoi leggerli insieme ai bambini quando i denti cominciano a traballare.

In commercio si trovano anche delle scatoline dei dentini, per conservarli una volta ritirati (di nascosto ovviamente).

Se vuoi rendere la tradizione ancora più magica, puoi far comparire una porticina dalla quale il topolino 8o la fatina) passerà ogni volta che il bambino perderà un dente.

Ecco i libri che puoi cercare in biblioteca:

Fatina_Giocabosco
Dentini_Giocabosco

Se hai bisogno di aiuto per far lavare i denti puoi leggere questi:

Se il tuo bambino dovrà mettere l’apparecchio leggi questo:

Queste sono le scatoline portadentini: